Primo anno del triennio 2019-2021 dello Studio Teologico Benedettine Italiane
Se non è in uscita, non è Chiesa. Una Chiesa in uscita, missionaria, è una Chiesa che non perde tempo a piangere le cose che non vanno, i fedeli che non ha più, i valori di un tempo che non ci sono più. È una Chiesa che non cerca oasi protette per stare tranquilla; desidera solo essere sale della terra e lievito per il mondo. Sa che questa è la sua forza, la stessa di Gesù: non la rilevanza sociale o istituzionale, ma l’amore umile e gratuito.
Omelia di papa Francesco per l’inaugurazione nel mese missionario straordinario, ottobre 2019
Al termine di questo primo anno dello Studio teologico, le parole di papa Francesco per l’inizio del mese missionario straordinario, sono una conferma e una spinta in più ad andare avanti in questa esperienza importante di formazione umana, cristiana e monastica. In virtù del battesimo siamo tutti missionari, chiamati cioè a non tacere l’amore con cui Dio ci ha amato e ad annunciarlo, anche dando ragione della nostra fede, in un oggi che, di Dio, sembra poterne fare a meno.
Partito a gennaio 2019, il nostro gruppo è il secondo più numeroso nella storia dello STBI: siamo ben 34 iscritti! Si contraddistingue per la presenza di diverse nazionalità: italiana, filippina, africana, brasiliana, messicana, coreana, indiana, francese e tedesca. Non solo benedettine, con tutta la varietà che ci caratterizza, ma anche sorelle della famiglia francescana, del Cottolengo e un fratello dei monaci di Betlemme. Una grande diversità, che però non è d’ostacolo, ma anzi, sin dalla prima sessione, è stata colta come un’occasione concreta per realizzare quello che come chiesa siamo chiamati a vivere: l’unità nella diversità. Senza competizione, ma in uno spirito di condivisione e amicizia che aiuta ad affrontare anche le difficoltà dovute a culture, lingue e formazioni molto diverse tra loro.
Non vogliamo, infatti, nascondere o negare la fatica dell’integrazione e della comprensione reciproca, ma questo non ha generato divisioni e finora ha prevalso il desiderio di affrontare ogni situazione con responsabilità e coscienza, mantenendo un clima di rispetto e serenità.
Una grande testimonianza ci viene soprattutto dai professori e dalle professoresse che si rendono disponibili per la nostra formazione con particolare generosità. Vediamo in loro dei ferventi missionari, appassionati di Dio e dell’uomo, che hanno davvero a cuore Gesù e la sua causa, e che si sono mostrati desiderosi di essere e di fare chiesa con noi. Dalla coordinatrice, alle segretarie e a tutte le persone che in qualche modo si mettono a servizio dello STBI, respiriamo uno spirito di comunione e di gioia, che ci incoraggia a proseguire e a fare del nostro meglio per vivere in pienezza il dono di questi anni.
Siamo consapevoli di essere dentro un grande cambiamento d’epoca, in cui è difficilissimo trovare l’equilibrio, tra un vecchio che non c’è più e un nuovo che non c’è ancora, dentro un mondo che corre velocissimo! Per questo studiare è quasi un’urgenza, un bisogno profondo per riflettere, orientarsi e agevolare lo sviluppo di una mentalità ecclesiale più aderente a quanto è iniziato con il Concilio Vaticano II e che ha bisogno di crescere ed evolvere.
Non possiamo pensare di stare dentro questo tempo da passive, vivendo in modo mediocre la vita monastica; abbiamo bisogno di attivarci per corrispondere alle esigenze del nostro tempo e rinnovare la vita delle nostre comunità, perché siano lievito e sale della terra.
Alla luce dei documenti del Concilio Vaticano II, sappiamo che siamo chiamate a relazionarci con il mondo in un dialogo vero, attento, non giudicante; per questo le sessioni di studio a Roma e quella di settembre a Firenze, ci hanno dato la possibilità di fare visite culturali bellissime e di confrontarci con lo sguardo della città che, distratta e frettolosa, si ferma incuriosita a cercare di decifrare segni di cui non riconosce più il significato. Le domande e le riflessioni che scaturiscono durante le lezioni, o mentre ci muoviamo per incontri e visite varie, ci stimolano ad un pensiero critico, che può anche metterci in crisi, ma che crediamo sia fondamentale per riscoprire la portata umanizzatrice della nostra vita di sequela e per rileggere quanto nella vita monastica ha bisogno di essere rinnovato, insieme a tutta la chiesa.
L’esperienza di studio e di vita che stiamo facendo nello STBI alimenta in noi il fuoco della vocazione ricevuta e ci fa dire con papa Francesco che davvero “la missione è ciò che l’amore non può tacere” (Messaggio di papa Francesco per la Quaresima 2015).
gruppo STBI 2019-2021